Produzioni Originali

Home // Attività // Produzioni Originali

VOGLIO VIVERE COSì – Cantando lungo la storia

Lo spettacolo proposto dall’APS Giardino delle Arti di Trento, coniuga storia, teatro e musica e racconta della maturazione di due donne che cambiano mentre la storia cambia l’Italia. Le incontriamo giovani studentesse alla fine degli anni Trenta, piene di voglia di vivere ma molto diverse nei loro sogni e nelle loro ambizioni. Qualche anno dopo, in pieno conflitto mondiale, le ritroviamo stupite delle diverse strade imboccate. Sembrano su posizioni opposte, ma non è così, gli eventi che il Paese sta vivendo, le porteranno in un’unica direzione. Infine le vediamo ormai mature affrontare da punti di vista differenti il tema della ricostruzione di un Paese orgoglioso di alzare la testa e guardare al futuro. In un quarto e ultimo quadro le amiche avranno modo di ripercorrere i passaggi legislativi più importanti che hanno modificato il vivere civile in Italia, con particolare riguardo al ruolo della donna nell’ambito familiare e sociale. Le canzoni, tratte dal repertorio della musica leggera italiana dagli anni ’30 agli anni ’60, Interpretate dal vivo dall’Ensemble vocale femminile Giardino delle Arti con l’accompagnamento di un duo di fisarmoniche, accompagneranno le vicende delle protagoniste, e scandiranno il passare dei decenni fungendo a volte da commento al testo, a volte da ricordo, altre da semplice colonna sonora. Note al programma di Luisa Pachera.

  • Ensemble vocale femminile Giardino delle Arti
  • Duo DissonAnce

 

TIMELAPSUS

Spettacolo completamente improvvisato su idea del Giardino delle Arti. Partendo dal racconto di qualcuno del pubblico, raccolto grazie ad un’intervista estemporanea, gli attori improvvisano la sua storia attraverso le epoche, dal passato più remoto al futuro più estremo.

 

YAKAROU ELLEUK – Speranza nel futuro

Spettacolo di danza africana
Storia ideata da Chiara SiligardiIn partenza da un piccolo villaggio del Senegal, Ndongo con il cuore gonfio di Yakarou Elleuk – speranza di domani- saluta i suoi cari tra i gioiosi festeggiamenti di chi lo ritiene un privilegiato. Il viaggio è duro, lungo e sfiancante e una volta calcato il suolo straniero le cose non migliorano: difficoltà linguistiche, burocratiche e iniziale diffidenza verso persone con abitudini diverse non facilitano le cose. Nessuno saluta ( “a casa mia è tradizione salutare anche gli sconosciuti che incontri sul tuo cammino”); tutte le porte di casa sono chiuse, anche quelle delle stanze interne! (“ a casa mia, nel villaggio, non sempre ci sono le porte e se ci sono, sono sempre aperte, senza chiavi”), tutti mangiano chiusi in casa (“a casa mia a ora di pranzo e cena si fanno dei piatti molto grandi e tutti si siedono sotto gli alberi condividendo con gli altri quello che c’è”). Piano piano le cose cambiano, Ndongo approfondisce la conoscenza con i Tubab, i bianchi, ne diventa in molti casi amico e spesso – perfino!- non trova poi così malvagia l’idea di avere un po’ di privacy. La nostalgia di casa è tanta, soprattutto della mamma, la colonna portante della famiglia, quella che gli ha dato la vita, ma la consapevolezza che, attraverso i suoi sacrifici, la sua famiglia riesca a vivere più dignitosamente di prima lo ripaga di tutta la sofferenza, e la nostalgia si fa più lieve. Un giorno – chi lo avrebbe mai detto! – l’incontro con una donna bianca cambia definitivamente la sua vita: la nascita di un figlio “latte macchiato”o “ cappuccino”, come ama definirlo lui, lo ripaga di tutte le sofferenze e i timori: quell’anelito provato alla vigilia della partenza, Yakarou elleuk, trova il suo fondamento e la sua più bella realizzazione nella condivisione, nell’unione e nell’amore che mai come in questi casi, non ha confini.

 

EPPUR M’UCCISE

Spettacolo teatrale/musicale in due quadri da un’idea di Rocco Sestito e Maria Letizia Grosselli,Rielaborazione in chiave moderna delle opere Carmen di Georges Bizet e Otello di Giuseppe Verdi

Testi originali di O. Wilde, G.B. Giraldi Cinzio, P. Merimée, W. Shakespeare
Musiche di G. Bizet e G. Verdi
Drammaturgia e regia di Rocco Sestito
Luci di Andrea Coppi

CARMEN
Vito Catanzaro: Don Josè
Alessandra Andreetti: Carmen
Francesca Vettori: pianista

OTELLO
Vito Catanzaro: Otello e Jago
Maria Letizia Grosselli: Desdemona
Oksana Tverdokhlebova: pianista

 

TRA LA PERDUTA GENTE – Viaggio all’inferno tra realtà e finzione

 

Il racconto in prima persona di Mamadou Diakitè, un giovane della Costa d’Avorio che un giorno decide di partire dal suo paese con il sogno di costruirsi una vita migliore, ignaro delle terribili esperienze che avrebbe vissuto nei mesi successivi, si mescola con le atmosfere terribili descritte nei versi dell’Inferno di Dante.
Lo spettacolo è arricchito da una mostra fotografica e illustrativa del fenomeno sempre più attuale delle migrazioni.
PROTAGONISTI
Testi di Dante Alighieri dall’Inferno e di Mamadou Diakitè da il diario “Il candidato” edito nel libro “Il confine tra noi. Storie di migranti”, ed. Terre di mezzo, 2020
Drammaturgia e voci recitanti: Elena Galvani e Jacopo Laurino
Musiche originali di Emiliano Tamanini eseguite da Giorgio Beberi (clarinetto basso), Paolo Trettel (tromba), Mauro Brusaferri (fisarmonica e percussioni)

 

IL NOME POTETE METTERLO VOI

Un monologo, un’attrice e tutto intorno quel mare magnum meraviglioso che sono i nostri libri!
Un testo originale privo di retorica, divertente e drammatico al tempo stesso, il racconto di una ragazza prima e una donna poi, che ha fondato le radici sulle pagine dei libri consumati avidamente, che espone in prima persona le fasi della propria vita paragonandosi a chissà quale eroina conosciuta grazie alla carta stampata. Una donna senza nome che, come purtroppo il fenomeno del femminicidio ci ricorda, perde la vita per colpa di un amore imperfetto e sinistro.
Ecco spiegata la motivazione del titolo scelto dal drammaturgo Mauro Monni, autore del testo: “Il nome potete metterlo voi”: perché la morte di una donna per mano di un compagno non può più essere considerata un fatto casuale da poter minimizzare.Tratto dal testo «Tu sei mia, e se non vorrai esserlo non lo sarai di nessun altro!» urlava stravolto dall’odio. E il mio corpo indifeso si arrese, capii che non ne sarei uscita viva. Mi ritrovarono così, rannicchiata su un asfalto anonimo, freddo come la morte che mi aveva accolto. Epilogo di una storia vista fin troppe volte. Donne considerate proprietà private alle quali è vietato alzare la testa, destinate perciò a ingrossare il tragico elenco di vittime che presto saranno dimenticate. Principesse che non riapriranno più gli occhi, schiacciate dalla violenza di un orco travestito da principe azzurro.Attrice: Roberta Cuel
Voce recitante: Daniela Vivori
Musica: Emiliano Tamanini (tromba) e Giorgio Beberi (clarinetto basso)
Tecnico luci: Alessandro Zorzi e Alessandro Tamanini
Regia: Lina Uccia